Mentre il risultato elettorale pare ormai acquisito, con la vittoria di Berlusconi e soprattutto della Lega di Bossi, una riflessione si impone. L'Italia è a una svolta. Per la prima volta una forza politica (elettorale) che si richiama esplicitamente alla sinistra non sarà in Parlamento. Ad altri, stabilire colpe e responsabilità. Resta la convinzione che, forse, sia arrivato davvero il momento di cambiare e rendersi conto di ciò che avviene, davvero, all'interno della nostra società. E non finisce qui. Scompare, col risultato al lumicino dei centristi dell'Udc, la pia illusione che esista nel nostro Paese una cosiddetta destra moderata o istituzionale. Semplicemente, non esiste. Al contrario, esiste e, purtroppo, vince (non solo elettoralmente) una destra sguaiata, populista e a tratti razzista. Non è riuscita a Walter Veltroni la sfida del cambiamento immediato. Non è riuscito, l'ex sindaco di Roma, a sfondare nel Paese con la sua idea di una forza riformista. Indubbiamente, prospettive per il futuro ci sono. Del resto, il Partito democratico può ripartire da un robusto 33-34 per cento che non sono proprio noccioline. Però, per il momento lasciateci dire, come nei famosi film di Troisi e Rossellini, che non ci resta che piangere di fronte a un'Italia all'anno zero.
lunedì 14 aprile 2008
mercoledì 2 aprile 2008
Chiudere i Cpt, aprire la civiltà
"Cibo scadente", "gabbie e sbarre opprimenti", "mancanza d'igiene", "carenza d'assistenza medica e legale". Non si sta parlando di un lager nazista. E questa descrizione non si trova in un libro di Storia. E nemmeno in un volantino di qualche formazione dell'ultra-sinistra. A parlare così è un documento redatto dall'Europarlamento, che fotografa con queste parole la triste realtà dei Cpt - i Centri di permanenza temporanea -, ovvero i luoghi dove gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste vengono trattenuti per verificare la loro identità e la loro provenienza. Dunque, l'Europa denuncia la condizione non dignitosa, per non dire inumana, cui sono costretti coloro che fuggono da guerre, carestie e malattie. Ma anche coloro che, compiendo il proprio lavoro di tutore dell'ordine o di operatore socio-sanitario, si trovano nell'imbarazzo di operare in una situazione degradante e pseudo-legale. Lungo è stato il dibattito sulla possibilità di abolire o, come è stato affermato, di prevedere il "superamento" di questi centri. Tante sono state le manifestazioni, politiche e non, per sostenere di fronte all'opinione pubblica la necessità di prendere coscienza di questa realtà. E' ora che dalle parole si passi ai fatti. Perchè la civiltà non è un brillante modo di dire. Ma un umile modo di fare.
Iscriviti a:
Post (Atom)