mercoledì 2 aprile 2008

Chiudere i Cpt, aprire la civiltà

"Cibo scadente", "gabbie e sbarre opprimenti", "mancanza d'igiene", "carenza d'assistenza medica e legale". Non si sta parlando di un lager nazista. E questa descrizione non si trova in un libro di Storia. E nemmeno in un volantino di qualche formazione dell'ultra-sinistra. A parlare così è un documento redatto dall'Europarlamento, che fotografa con queste parole la triste realtà dei Cpt - i Centri di permanenza temporanea -, ovvero i luoghi dove gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste vengono trattenuti per verificare la loro identità e la loro provenienza. Dunque, l'Europa denuncia la condizione non dignitosa, per non dire inumana, cui sono costretti coloro che fuggono da guerre, carestie e malattie. Ma anche coloro che, compiendo il proprio lavoro di tutore dell'ordine o di operatore socio-sanitario, si trovano nell'imbarazzo di operare in una situazione degradante e pseudo-legale. Lungo è stato il dibattito sulla possibilità di abolire o, come è stato affermato, di prevedere il "superamento" di questi centri. Tante sono state le manifestazioni, politiche e non, per sostenere di fronte all'opinione pubblica la necessità di prendere coscienza di questa realtà. E' ora che dalle parole si passi ai fatti. Perchè la civiltà non è un brillante modo di dire. Ma un umile modo di fare.

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