A Verona non più di venti giorni fa è toccato a Nicola. Non più di tre giorni fa sono stati due ragazzi, Alessio e Flaminia, a restare esanimi sull'asfalto di una trafficata strada di Roma dopo essere stati travolti da uno cui era stata anche tolta la patente. Tra il pomeriggio di sabato e la giornata di domenica, sono stati, invece, alcuni extracomunitari a Roma e a Torino a subire violenza: sabato pomeriggio il raid fascista nella Capitale ai danni di alcuni negozi gestiti da stranieri. Mentre nel capoluogo piemontese, un marocchino recluso in un Cpt è morto, pare senza essere soccorso. Infine, a Cassino, un sabato come tanti è finito in tragedia, con un giovane massacrato di botte e un buttafuori arrestato. E queste sono solo alcune delle vicende che maggiormente hanno riempito le cronache di tg e giornali. Sufficienti però a fotografare la scia di intolleranza, di prevaricazione, di sangue che traccia i confini di un Paese sempre più senza freni. Senza limiti. Un Paese dove il senso di impunità dà libero sfogo alla leggerezza nei comportamenti. Dove l'odio diventa un gioco come un altro per ingannare l'attesa del mattino. Dove l'altro appare come un fastidioso intralcio ad una patologica espressione di sè. Dove la vita diventa soltanto il noioso incedere di giorni persi nell'inerzia del proprio tempo.
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