domenica 30 marzo 2008

Ardere di lavoro

Un'altra vittima di lavoro. Questa volta è successo in Sicilia, ad Agrigento. Ha prima cosparso l'automobile di benzina e poi dopo essersi chiuso dentro ha appiccato il fuoco. Così un ex benzinaio, attualmente disoccupato e in difficoltà per problemi economici, si è tolto la vita. Una tragedia simile è accaduta poche settimane al Nord, a Torino, quando un operaio ha messo fine alla sua esistenza per la paura di perdere il proprio posto di lavoro. Incertezza, paura, depressione, morte. Non è, questa, la filiera della vita che un cittadino normale deve seguire in un Paese civile. Eppure è l'amara verità della quotidianità cui siamo ormai abituati. Assuefatti. Una quotidianità triste e grave che fa impallidire di colpo le battute e le smemoratezze dei leader politici che si battono per il governo del Paese. Oggi dovrebbero provare un pò d'imbarazzo coloro che, di fronte alla negazione di un'esistenza libera e dignitosa, suggeriscono di impalmare un rampollo. Ma anche coloro che, per smania di nuovismo, per apparire più "competitivi", dimenticano la dura realtà dei rapporti economico-sociali. Che, sotto il belletto dell'apparenza, non sono mai cambiati. O meglio, qualcosa sta cambiando: fino a ieri venivano bruciati solo i posti di lavoro. Oggi, ahimè, anche coloro che li hanno occupati fino a un attimo prima.

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