giovedì 27 marzo 2008

Colpevole di ghetto

Per chi non conosce la sua storia, la notizia sarà passata sotto silenzio. E però la decisione del tribunale d'appello federale di Philadelphia di annullare la condanna a morte di Mumia Abu Jamal è uno di quei momenti che segnano la vittoria della civiltà sul sopruso. Beninteso, una piccola vittoria. Non risolutiva e per ora incerta. Mumia, negli anni, è diventato il simbolo della campagna internazionale contro la pena capitale. Da quando l'ex attivista delle Pantere Nere è stato condannato (molti, tra cui Amnesty International, sostengono ingiustamente perchè vittima di un processo ingiusto e razzista) per l'uccisione di un poliziotto nel 1982. Da allora Mumia vive nel braccio della morte. La storia di questo giornalista ricorda da vicino quella di Sacco e Vanzetti, i due emigranti italiani accusati ingiustamente di omicidio negli anni Venti del secolo scorso sull'onda del pregiudizio razzista. Per Nic e Bart ci fu la sedia elettrica. Se tutto andrà bene, invece, la pena di Abu-Jamal sarà commutata in ergastolo. Per coloro che si sono mobilitati nel corso degli anni a sostegno della sua causa, però, questo non basta: ci vuole un nuovo processo. Mumia deve tornerà libero. Perchè in un'America che forse a novembre eleggerà il suo primo presidente nero della Storia è intollerabile essere condannati per essere colpevoli di ghetto.

Nessun commento: