Non sono stati i missili puntati sull'isola, nè le invasioni militari. Non sono stati gli Usa, nè la potentissima lobby cubano-americana. Non è stata la Guerra Fredda e nemmeno gli attentati. Nè tanto meno la crisi economica. Quanto all'embargo, continua a rimanere una piaga soprattutto per il popolo cubano. No, a costringere Fidel Castro a lasciare il potere è stata la malattia contro cui combatte da quasi due anni. Insomma, è stata l'età, il normale incedere degli anni, a rendere possibile il passaggio del testimone per il capo della rivoluzione cubana. Di Fidel, in cinquant'anni si è detto, scritto, fatto di tutto. Nel bene e nel male. Tanti sono stati, nel corso del tempo, gli errori politici. Troppe le derive autocratiche. Ma altrettanto numerose e significative sono state le conquiste sociali - dalla sanità alla scolarizzazione - ottenute dal regime politico di questo Stato in miniatura, distante solo 90 Km dal gigante americano (con tutte le influenze e le pressioni del caso). Gli storici diranno se il senso di dignità e di orgoglio che Fidel ha ridato al suo popolo possa bastare a lenire contraddizioni, sofferenze e ingiustizie. La Storia, insomma, si farà carico di giudicare colpe e meriti dell'uomo politico. A noi piace pensarlo ancora lì, nella Sierra Maestra, con un pugno di straccioni a sognare libertà. Piace pensarlo lì, nell'aula di un processo farsa, a dichiarare impettito che "la Storia mi assolverà". E ci piacerebbe credere che, alla fine, andrà proprio così.
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