martedì 5 febbraio 2008

Il racconto di Obama

Fra qualche ora si saprà se quello di Obama resterà solo un sogno. Oppure sarà l'inizio di una nuova storia. Il Supermartedì (così chiamano negli Usa il giorno in cui vanno al voto i cittadini di oltre 20 Stati) decreterà i candidati di entrambi i partiti alla Casa Bianca. Ma mai come in questa occasione, l'America democratica è chiamata a un compito immane e supplementare, quello cioè di chiudere definitivamente la stagione di Bush, le sue guerre, la sua petro-politica, la sua economia in recessione. Questa volta ha la possibilità concreta di farlo. Barack può farlo. La nuova America di cui parla il senatore dell'Illinois è l'America della speranza, della fiducia in se stessi, dell'orgoglio. Ma anche della solidarietà, ossia dello sforzo di una nazione di ritrovarsi intorno alle proprie radici, alla propria cultura e di ripartire da queste nella guida di quello che una volta definivano il mondo libero. Un'America aperta, positiva, vitale, che non abbia paura delle sfide del tempo e sia capace di esercitare la sua leadership grazie alla forza delle sue idee e non all'ostentazione del suo potere. Un'America autorevole, insomma, e non autoritaria. Un'America pulita e giovane. Che sappia mettere a frutto le sue enormi risorse per il futuro e che sappa cogliere del passato le esperienze migliori. Può l'America voltare pagina? Obama, dito a indicare l'orizzonte e occhi lucidi e sorridenti, ha detto: "Yes, we can". Noi ci crediamo. Speriamo sia così anche per i suoi concittadini.

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