Solo in Italia si fa festa mentre tutto crolla. Solo nel Parlamento italiano gli urli, gli insulti, gli sputi (veri o presunti), le corna. Solo da noi si agitano dagli scranni di un 'Aula, che pure dovrebbe essere l'emblema dell'austerità e della ragione, manifesti e volantini di bassa propaganda. Oppure, peggio, si introducono bottiglie di champagne o si gozzoviglia con delle fette di mortadella. Solo in Italia accade che un governo, per quanto non confortato robustamente dai numeri (ma la regola della democrazia non è forse un voto in più dell'avversario?), cada a freddo: senza un motivazione circostanziata, senza un perchè facilmente riscontrabile dal cittadino comune. Solo nel nostro Paese, che pure dovrebbe far parte del cosiddetto e decantato Occidente, ogni volta una fisiologica crisi politica rischia di diventare una crisi di sistema. Solo da noi, qui in Italia, ancora nel 2008, per decidere chi e come deve dare la linea dal ponte di comando di Palazzo Chigi si devono attendere cinque giorni cinque. Solo nel nostro Paese tutti sanno quali sono i problemi e quali le soluzioni, ma si continua a discutere di altro. Solo da noi sempre le stesse facce a dire sempre le stesse cose. Solo qui è possibile accogliere uno straniero e, davanti a tutto questa volgarità, avere il coraggio e la leggerezza di dire: benvenuto in Italia.
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