Condannato per aver aiutato mafiosi, ma non Cosa Nostra? E lui brinda e offre cannoli a collaboratori e giornalisti nel suo ufficio di presidente della Regione. Questa la reazione di Totò Cuffaro, detto "vasavasa", alla sentenza del processo di Palermo che, appunto, gli ha inflitto - in primo grado - cinque anni di carcere per favoreggiamento semplice ma non mafioso. Una macchia comunque pesante per qualsiasi uomo delle istituzioni, ma non per il pittoresco Totò che, appena ascoltato dal giudice il dispositivo della sentenza, ha innanzitutto fatto sapere che resterà Governatore. E l'indomani, più rilassato e col viso tornato alla solita rotondità, ha invitato tutti a Palazzo D'Orleans, sede della presidenza della Regione siciliana, per festeggiare a botte di paste di mandorla e tipici cannoli di ricotta. Come dire, nulla è successo e nulla succederà. Il blocco di potere che regge l'Isola, corroborato dal milione e passa di voti che ha preso Cuffaro l'ultima volta, è saldo come non mai. Il malgoverno, le clientele e soprattutto l'alone di ombre e di sospetti, che tuttora aleggia sul "capo dei capi" della politica siciliana, restano tutte lì. Oggi come ieri. E il banchetto "alla siciliana" (benchè smentito dal Governatore) è così solo l'ultimo triste spettacolo in cui pupi e pupari giocano a scambiarsi i ruoli, sperando che non venga mai il giorno del giudizio. Quello vero.
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