Non accenna a placarsi la protesta contro il piano straordinario adottato dal governo per l'emergenza rifiuti in Campania. Dopo Napoli e la Sardegna, anche in Sicilia, in queste ore, si stanno mettendo in atto blocchi stradali ed altre manifestazioni simili. In nottata, un carico di 1.500 tonnellate di rifiuti provenienti dalla Campania e diretti ad Agrigento ha provocato la reazione di un centinaio di cittadini, che hanno occupato con le loro auto la strada vicina alla discarica. E tutto questo quando, qualche giorno fa, all'appello del premier Prodi (che ha chiesto un contributo a tutte le Regioni per risolvere la crisi) la maggior parte dei vertici delle istituzioni locali hanno risposto in modo alquanto freddo. Insomma, sempre di più la questione della "monnezza" sta diventando il termometro dello stato d'animo del Paese: una nazione sempre più divisa, concentrata sui propri particolarismi e indifferente alle sorti altrui. I media hanno battezzato questa "sindrome" con l'acronimo inglese "Nimby", ovvero "Not in my back yard" ("Non nel mio cortile"). Eppure l'Italia, che pure è passata per immani tragedie, non è mai stata fino in fondo un Paese "nimby". Dal Vajont al terremoto dell'Irpinia, dal sisma in Friuli alla strage di Bologna, gli italiani hanno saputo sempre esprimere solidarietà e condivisione. Ma soprattutto fiducia e capacità di immaginare e costruire il meglio, nonostante tutto. Viene in mente un passaggio del film "La meglio gioventù". Il giovane Nicola Carati si trova in Nord Europa alla ricerca di se stesso e della propria identità, quando una mattina accende la tv e scopre il dramma che sta vivendo Firenze, l'acqua che sembra inghiottire una città, la sua storia, la sua cultura, la sua bellezza. Nicola non ci pensa un attimo a raccogliere in sacca le poche cose del suo viaggio e a partire subito, perchè capisce che in quel momento è necessario essere lì. Per gli altri, certo, ma anche per se stessi. Come Nicola furono migliaia le persone, soprattutto giovani, che accorsero in una città deturpata e ferita nell'anima. Furono tantissimi i giovani e le giovani che ascoltarono quella laicissima ed esistenziale "chiamata" che porta il nome di speranza. Oggi di quell'afflato ideale e di quella eredità morale che forgiarono una intera generazione non resta che la rabbia e l'incomprensione di un popolo smarrito e senza orizzonte.
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