Bene ha fatto il presidente del Consiglio Prodi a dire: "La politica spettacolo, accorcia tutto, rende tutto più misero". Al contrario, secondo il Professore "dobbiamo pensare a lungo termine, dobbiamo piantare piante, non erba". Era ora che dal pulpito di una delle cariche più importanti del nostro Paese si sentissero parole di buon senso, lo stesso auspicato dalla cosiddetta società civile disillusa da ideologie, partiti e governi. Che si stia finalmente imboccando la strada della sobrietà e della serietà, qualità che dovrebbero distinguere il lavoro istituzionale? Celentano qualche giorno fa ha per lo meno messo sul tavolo il dubbio. Qualcuno dirà: il "Molleggiato" si sa, è "il re degli ignoranti" per sua stessa definizione. E però, il tarlo del dubbio rimane: la politica smetterà, per dirla con il premier, di piantare erbaccia cattiva e davvero si dedicherà a far crescere belle e rigogliose le piante dello sviluppo e del progresso? Vorremmo essere ottimisti, ma la buona volontà del contadino non basta se il terreno su cui deve operare è inaridito, lasciato all'incuria della incapacità o solo della colpevole distrazione. E fra le due è difficile dire cosa sia peggio.
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