Duecentoventicinque anni di carcere per venticinque no-global. E' questa la richiesta formulata dai pm di Genova durante il processo per i fatti del G8. L'accusa: "Devastazione e saccheggio". Dunque, fatti due calcoli, sono in media circa nove anni di reclusione per ogni "sovversivo". Bene, perchè devastazione e saccheggio sono atti riprorevoli, giustamente sanzionati a dovere dal codice penale. E nove anni di galera sono infatti una pena severa. Tanto severa che assomiglia molto a quella data in occasione di una altro processo recentemente conclusosi, seppur in primo grado, ai danni di un potente esponente politico, braccio destro addirittura di un presidente del Consiglio. Un processo di cui hanno anche parlato (non molto, per la verità) giornali e tv. Allora però si trattava di favoreggiamento mafioso. Per essere più precisi, di concorso esterno in associazione mafiosa. Si trattava, cioè, di aiutare Cosa Nostra a mantenere e perpetuare il suo immenso potere. Nè più, nè meno. Ora, devastazione e saccheggio violano di certo il sacro principio della convivenza civile. Ma supportare l'anti-Stato nel dispiegamento dei suoi perversi disegni sulla società è qualcosa di molto più pericoloso. Perchè rappresenta la negazione stessa del patto sociale che ci fa stare insieme e in pace. Una democrazia che non coglie questa differenza è una democrazia distratta. O forse molto malata.
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