Oggi non si può non parlare del tifoso ammazzato, dopo una rissa con altri ragazzi, da un colpo sparato da un poliziotto. Ancora un morto di calcio. La dinamica dei fatti allo stato non è ancora chiarita, ma che importa a questo punto? Mentre in tv partono le solite chiacchiere su responsabilità di questo o di quello, sugli stadi non a norma, sulla violenza che il calcio non può più accettare e via di questo passo, resta non solo la tragedia incomprensibile e assurda di una vita bruciata per una passione, ma le false facce stupite di chi non sa (o molto spesso fa finta di non capire) che aizzare a tutte le ore per tutto l'anno alla violenza, alla polemica pretestuosa, alla prevaricazione come stile di vita e anche al chiacchiericcio stupido, non porta che a questo esito. Cosa è diventato il calcio oggi ce lo spiegano ogni giorno, tra gli altri, i cosiddetti addetti ai lavori pagati per costruire in tv diverbi ad arte. Gli stessi pronti, con il loro sguaiato bla-bla, a fare la morale della domenica salvo poi passare all'incasso dell'ipocrisia il lunedì successivo. In questa storia non ci sono innocenti, solo agnelli sacrificali destinati ad essere dimenticati al prossimo spot pubblicitario.
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