Il presidente Napolitano ha assegnato la medaglia d'oro al valor civile alla memoria a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Per le famiglie dei due giornalisti uccisi tredici anni fa a Mogadiscio, per gli amici e i colleghi è una buona notizia. Non sufficiente però. Perchè a distanza di tanto tempo ancora non è chiara la verità sulla loro morte. Iliaria e Miran avrebbero scoperto l'esistenza di traffici illeciti che coivolgevano anche altissime personalità istituzionali. E per questo avrebbero trovato la morte il 20 marzo del 1994. La magistratura italiana ha cercato di far luce sui fatti ma non è riuscita nemmeno a condannare gli esecutori materiali. Per non parlare dei mandanti. Oggi lo Stato italiano rende ai due giornalisti un pezzo di onore. Quello stesso onore perso non tanto e non solo nell'impotenza della magistratura, quanto nelle secche di una commissione d'inchiesta che non ha voluto scavare fino in fondo nelle trame occulte e nei segreti inconfessabili. La medaglia deve spingere coloro i quali in tutti questi anni - per primi la mamma e il papà di Ilaria -hanno combattuto per la verità e la giustizia ad andare avanti con più vigore. E deve spingere le istituzioni a intraprendere con decisione la via della trasparenza. Perchè la storia di Ilaria e Miran non resti mai più accatastata nel retrobottega dei tanti misteri italiani, perchè di loro non resti che una medaglia usurata dal tempo.
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