mercoledì 7 novembre 2007

La (lunga) marcia di Benazir

Benazir Bhutto ha deciso: guiderà una marcia di protesta da Lahore a Rawalpindi il prossimo 13 novembre se il presidente Pervez Musharraf non abbandonerà il comando delle forze armate. L'ex premier e attuale leader dell'opposizione democratica in Pakistan vuole così lanciare un messaggio al mondo sulla difficile situazione del suo Paese. Il Generale, numero uno del regime di Islamabad, ha dichiarato lo stato d'emergenza, ha abolito la Costituzione e fatto arrestare alcuni esponenti dell'opposizione. Centinaia di migliaia di pakistani sono già scesi nelle piazze per contrastare il rischio dell'instaurazione di una vera e propria dittatura militare. E intanto il Paese diventa sempre più terreno fertile per i gruppi terroristici islamici legati ad Al Quaeda. Nel giorno del suo ritorno dall'esilio qualche settimana fa, la Bhutto è rimasta illesa in un attentato degli integralisti che ha provocato la morte di circa cento persone. La marcia della leader democratica pakistana è, dunque, un grido gettato nello stagno della realpolitik occidentale. Un urlo capace di spezzare il tragico rosario di guerra e terrorismo che opprime da sempre il suo coraggioso popolo.

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