I Savoia vogliono il risarcimento per i danni morali subiti per i 54 anni di esilio. E c'è di più: gli ex reali d'Italia, oltre a 260 milioni di euro (calcolati senza contare gli interessi) vogliono indietro anche i beni confiscati dallo Stato all'atto della nascita della Repubblica. No, non è una barzelletta. La richiesta, Vittorio Emanuele e famiglia, l'hanno inviata ufficialmente al premier Prodi e al presidente Napolitano. Ma il governo alla perentoria istanza avrebbe risposto altrettanto duramente che non solo le reali corone torinesi non avranno un soldo, ma dovranno essere loro a pagare in moneta sonante per le sciagurate scelte dell'allora Regno di Italia. Tre su tutte: l'appoggio ventennale al fascismo, le leggi razziali e la guerra a fianco di Hitler. Ma se anche la Storia non bastasse per deplorare una richiesta di questo tipo, ci sono poi gli atteggiamenti a dir poco penosi dell'ex principe una volta ritornato in Italia: le intercettazioni pubblicate sui maggiori quotidiani del Paese mostrano, al di là dei possibili risvolti penali, uno spaccato dello squallore e dell'ipocrisia di un certo mondo. Certo in questa Italia di frizzi e lazzi non ci si può stupire più di niente. Eppure questa storia (rigorosamente con la minuscola) è maledettamente simbolica. Perchè dimostra ancora una volta quanto i valori repubblicani sanciti dalla Costituzione siano diventati estranei alla società di oggi. Bisognerebbe chiedersi il perchè. Ma la risposta, da un pò di tempo a questa parte, soffia nel vento del cinismo politico e dell'indifferenza civile.
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