sabato 17 novembre 2007

I ricchi e poveri non cantano più

E' sempre più allarme clima. Un'ulteriore conferma arriva dal gruppo intergovernativo di esperti sul cambio climatico, il cosiddetto Ipcc. Questo organismo internazionale sostiene che per il surriscaldamento sono a rischio estinzione circa un terzo delle specie animali e vegetali del pianeta. Intanto, in Bangladesh un ciclone ha provocato oltre 2000 vittime. Ed è solo l'ultima delle tragedie che capitano quando alla natura impazzita si mischia il disastroso comportamento dell'uomo. Sembra essere, il nostro, il tempo nel quale sta avvenendo la saldatura tra rottura dell'equilibrio geofisico e crisi di un sistema economico basato su uno sviluppo irrazionale e diseguale. Giornali e tv se ne occupano troppo poco, persi come sono nelle cronache dell'ultimo delitto di provincia. Eppure, la questione climatica sta diventando, anzi già lo è, la questione del secolo. Perchè è il nodo su cui si gioca il futuro di tutti. I partiti politici dovrebbero non soltanto essere più sensibili all'argomento, ma essere capaci di indicare soluzioni, scenari, prospettive. Ma gran parte della classe dirigente politica, soprattutto quella italiana, pensa che tutelare e valorizzare l'ambiente significhi piantare un seme in più nel proprio giardino. Perchè, in fondo, quando si tratta di affrontare il tema dei ricchi e poveri, a loro viene in mente qualche motivetto dei cantanti che facevano faville negli anni 80.

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